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Ek’abana

La casa di accoglienza Ek’abana si trova a Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo, è la terza realtà destinataria di una parte dell’avanzo dell’esercizio 2018, scopriamola insieme.

Ek’abana ha un doppio significato in swahili  “Casa dei bambini” ma anche “I bambini hanno una casa”, è gestita da Suor Natalina Isella della Casa san Paolo di Cernusco. Il suo è un piccolo ordine della diocesi di Milano le Discepole del Crocifisso fondato nel 1964 dal padre barnabita Gaetano Barbieri.Il loro carisma è ” di portare Dio al mondo e portare il mondo a Dio “, come dice lei stessa, inserendosi nelle realtà ecclesiali e umane, sia in Italia che in missione.

Arrivata nel paese africano nel 1976 si era occupata delle famiglie povere, poi di ex bambini-soldato, in seguito di alfabetizzazione delle donne, infine è cominciata quella che lei chiama la sua …terza vita.

“Un giorno – racconta-, il 22 gennaio 2002, mi si sono presentate alcune ragazze della Scuola di studi sociali, mi hanno portato un gruppo di 9 bambine che erano finite in strada per l’accusa di stregoneria. Che dovevo fare lasciarle a dormire sotto a un cartone? Pensai che forse era un segno dall’Alto e dissi di sì, alle ragazze della Scuola sociale e credo, anche al Signore”. La sera stessa le sistema di fortuna in una piccola casa: quella che oggi è Ek’abana (sistemata e allargata col tempo). In soli due mesi si aggiungono altre 30 ragazzine, il fenomeno stava esplodendo.

Le cause sono molteplici: è un modo per trovare una spiegazione a una vita di sofferenza, oppure la disgregazione delle famiglie con l’accusa alla figlia del primo matrimonio, vengono accusate di stregoneria le bambine nate per strada da ragazze madri poverissime o violentate e non ultima, il proliferare di piccole sette guidate da improbabili pastori in cerca di soldi che mescolano (poco) cristianesimo con tanta superstizione e presunti poteri spirituali.

Oggi Ek’abana ne ospita una quindicina, il loro numero cambia in continuazione perchè l’accoglienza nella casa è solo una fase, la prima, del percorso di recupero. Ognuna di loro è un caso a sè: per alcune va recuperato il rapporto con i genitori e i fratelli, per altre occorre trovare nonni, zii, cugini che si occupino di loro; per tutte c’e’ lo studio e l’avviamento a un mestiere. In questi 17 anni da Ek’abana, ne sono passate più di 400, che oggi sono tornate a una vita “normale”.